29 gennaio 2018

CALL ME BY YOUR NAME - Chiamami col tuo nome


Call me by your name non lo etichetterei solo come semplice storia d'amore omosessuale; io ci ho visto molto di più. È una storia che parla di formazione, di adolescenza, passione e sentimento, del rapportarsi con culture e persone diverse, del sentirsi straniero in terra straniera. Dopo averlo finito (visto in lingua originale) non ho potuto fare a meno di chiedermi come diavolo si possa guardare un film così doppiato. I protagonisti parlando italiano, inglese, francese e tedesco. La lingua è parte integrante del racconto, perché esprime bene il senso di estraniamento. Elio, 17 anni, vive in una famiglia super acculturata, globalizzata. Figlio di inglese e francese, vive in Italia e conosce un Americano, Oliver, che cambierà la sua vita, tracciando un solco indelebile nella sua adolescenza.

Certo, la storia d'amore è fulcro del film, ma non è la sola cosa che importa nella vicenda. Elio intraprende un persorso per capire se stesso, combattere la battaglia che lo porterà, un giorno, a farsi uomo. Questo lo mette a dura prova, perché si scontra contro una serie di cambiamenti e con una folata di passione che lo disorienta.
L'esperienza che vive nell'estate del racconto è un banco di prova, oltre che per conoscere se stesso anche per confrontarsi con altre persone. Vivere è anche instaurare rapporti con altri. Il bellissimo monologo finale del padre di Elio è abbastanza esplicativo: dobbiamo lasciarci invadere dalla passione, dai sentimenti, quando questi bussano alla nostra porta; non dobbiamo scacciarli o aver paura di viverli. Approfittare di ogni sensazione, ogni momento che la vita ci regala. Questo soprattutto quando siamo giovani come Elio. Altrimenti, per citare il padre, arriviamo a 30 anni svuotati di ogni nostra essenza, come dei vecchi che hanno frenato i sentimenti e passioni per paura del giudizio altrui o di deludere chi ci vuole bene. Ciò che dobbiamo fare è lasciarci trasportare dalla passione dell'età giovanile. Il tempo di essere riflessivi e razionali arriverà, ma la giovinezza è fatta per sperimentare, piangere, incazzarci, deluderci, gioire. Esperienze che ci serviranno da adulti. E se tutto ciò lo teniamo a freno per una paura, senso di colpa, che non ci permette di essere liberi, allora questo farà spazio al rimorso, una delle cose peggiori che ci possano essere.


Quanto vorrei tornare indietro al tempo all'adolescenza, ai miei vent'anni, per metterci più passione, forza di volontà, sentimento, nelle cose che ho fatto. Quanto vorrei tornare indietro per dire al me stesso di allora di non avere paura. Non aver paura di fare ciò che vuoi fare, del giudizio degli altri o della tua famiglia. Fallo e basta. Non sprecare tempo. Arriverà il momento in cui ti pentirai di non averci messo tutto te stesso, nelle cose che hai fatto.
Ho 27 anni, sono ancora giovane ma neanche tanto. Tecnicamente dovrei già essere un adulto, ma nello spirito e nel fisico mi sento un adolescente, un ventenne. Tutto fuorché adulto. È incredibile pensare come alcuni miei coetanei siano già sposati, altri abbiano già figli; insomma, come siano cresciuti in tutto e pert tutto. Mentre io sono ancora così, chiuso in casa a guardare film, a sognare, ad aver paura del fututo e del crescere. Dovessi tornare indietro, non è che non farei alcune cose, ma le farei in maniera diversa. Proverei cose mai provate, farei cose mai fatte, cose che avevo paura di fare. Paura di cosa poi? Paura di vivere davvero i momenti dell'adolescenza e dei vent'anni? Paura di essere me stesso, di rendermi ridicolo agli occhi degli altri, di non piacere agli altri. Non credo di essere mai piaciuto così tanto alle persone. Non ho mai voluto dare alle persone tutto me stesso. Sono molto riservato; la mia passione è sempre stata frenata da un carattere non dico timido ma molto introverso. Se dovessi tornare indietro non cambierei carattere: amo il mio essere introverso e riservato per certe cose, ma cambierei il modo di rapportarmi con le persone e con le varie situazioni che caratterizzano l'adolescenza; cercherei di avere più coraggio e di pensare esclusivamente a vivere bene senza pensare a nient'altro, tantomeno alle altre persone o al come porsi davanti a queste, cosa che non mi è mai interessata più di tanto. Forse proprio qui ho sbagliato. Per certi versi sono un egoista: mi è sempre piaciuto stare da solo, godendo sempre dei momenti tenuti per me stesso. Forse è questo che cambierei: non mi lascerei sfuggire nessun'esperienza, cercherei di provare quante più cose possibili, e cercherei di essere un po' più consapevole di me tesso, con un po' più di autostima e coraggio, nell'affrontare a viso aperto tutto.
Guardo al passato con aria nostalgica. Spero di arrivare ai 30 anni con maggiore consapevolezza e stima di me stesso, e anche avendo già costruito un qualcosa di solido per il mio futuro, che è una cosa che mi spaventa moltissimo.

Tornerei indietro alla mia giovinezza per essere più coraggioso e incosciente, per lasciare spazio alla passione e ai sentimenti.
Tornerei volentieri indietro ma so che ho ancora tempo per aggiustare la rotta.

Questo film può essere recepito in maniera diversa da ognuno di noi, ma oggettivamente si può essere d'accordo nel definirlo un gran film. Il plauso maggiore a Timothée Chalamet che ha dato una prova attoriale stupefacente, fatta di emozioni rotte, di sguardi, movimenti accennati, di una passione tenuta a fremo. Silenzi, sguardi, corpi che si sfiorano, le cose che rendono unico questo film. 
Le ambientazioni, ottima vetrina per l'Italia, sono parte integrante del racconto: edifici, portoni, stradine deserte, laghetti, anche le stesse biciclette, esistono come personaggi. 
Vedere un regista italiano portare un proprio film fino agli Oscar è cosa che mi riempie di orgoglio e felicità, soprattutto da aspirante regista quale sono, che su quel palco ci vuole salire più di ogni altra cosa al mondo. Il tempo c'è. Tempo per realizzare i sogni, per trovare la pace interiore, per rapportarsi bene con gli altri, per liberare le proprie emozioni, e lasciar divampare la fiamma della propria passione.




2 commenti:

  1. Adoro quando un film porta a pensare a tutt'altro, vuol dire che è perfettamente riuscito :) spero di riuscire a vederlo presto.

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  2. Ho provato le tue stesse sensazioni, una nostalgia mista anche alla consapevolezza di avere perso "qualcosa".
    Al netto di una messa in scena un po' snob, grandissimo film :)

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