27 ottobre 2017

Ho visto Christoph Waltz alla Festa del Cinema di Roma... THAT'S A BINGO!


Christoph Waltz, da quel poco che abbiamo potuto constatare alla Festa del Cinema di Roma, è una persona elegante, pacata, raffinata e ironica al punto giusto. L'incontro di cui è stato protagonista con noi pubblico in sala è stato molto interessante e illuminante. Però, come ci hanno riferito prima del suo arrivo sul red carpet, non fa selfie.
Ora, mentre aspettavamo seduti in platea il suo ingresso in sala, una signora e il figlio adolescente hanno iniziato a battibeccare fra loro. Lui, vestito elegantissimo, vuole fare un selfie con Waltz. La madre gli fa "Siediti e poi dopo fai la foto!". Lui continua a protestare. Lei (sempre ad alta voce, rendendoci partecipi di una scena memorabile) gli dà l'ultimatum: "Aspettalo lì da dove entra (al lato del palco) e poi fai il selfie!". Il ragazzino fa così. Christoph entra. Ovazione del pubblico. Va direttamente a sedersi sulla poltrona a centro palco. Le luci si abbassano. Ed ecco il ragazzino. Appare davanti a Waltz, poggiando i gomiti sul palco. E comincia a piagnucolare. Sta letteralmente implorando un selfie. Con Waltz. A incontro già avvenuto. Con tutte le altre persone sedute al loro posto. Il presentatore/direttore cerca di mandarlo via gentilmente, "Ora niente foto. Dopo magari, dai...". Il ragazzino, sempre piagnucolando (piangendo davvero eh) fa lentamente ritorno al proprio posto, nell'imbarazzo e negli sghignazzi generali. Un addetto alla sicurezza gli si avvicina e lo informa che "se non rimani seduto vai fuori!". Ed è allora che Christoph Waltz parla per la prima volta. Ed è perfetto. E scatena l'ilarità generale. E il nostro incontro non può iniziare meglio. 
Waltz dice: "I hate selfies... and I hate social media".

E il ragazzino?
Sipario.

Ma prima un po' di mie foto.


 






23 ottobre 2017

IT - il film visto da un amante del libro


Ed eccomi qui. Paradossalmente avrei voluto che questo momento non fosse mai arrivato. Ma ci siamo. E devo parlarne. Sento il bisogno di farlo. Uscito dalla sala, se devo essere sincero, è stato come se mi fossi tolto un grande peso dalle spalle. Non so se vi è mai capitata quella sensazione di gelosia nei confronti di un qualcosa come un libro, o un film, o qualche altra opera artistica; una gelosia quasi da maniaco, la paura che qualcuno possa toccare, fare suo, stravolgere, criticare, qualcosa che per voi è sacra, unica, fonte di emozioni assurde, ma soprattutto che ritenete quasi vostra, che avete fatto vostra e che volete custodire, appunto, con gelosia. Per questo, non avevo molte aspettative ma soprattutto ansia e preoccupazione, per la trasposizione di quello che è, senza dubbio, il mio romanzo preferito, la lettura che forse più di tutte ha scavato nel mio animo fino a toccarne le corde del cuore, e lì ci è restata. Nessuna aspettativa perché sapevo benissimo che trasporre IT al cinema sarebbe stata impresa ardua senza snaturarlo, cambiarlo, tradirlo. Ansia e preoccupazione non solo perché si stava mettendo mano al mio romanzo preferito, ma anche per l'accoglienza che gli sarebbe stata riservata e perché il pubblico che non ha letto il libro, magari avrebbe pensato che fosse una semplice storia dell'orrore, storia di un clown assassino, perdendo tutto il resto dell'opera di King.


18 ottobre 2017

Eden Lake


Adoro i film che mi fanno incazzare, non perché fatti col culo, ma perché presentano una storia che mi fa rabbia e dei personaggi che prenderei a pugni. Eden Lake, oltre a farmi venire voglia di sfondare a calci la faccia degli antagonisti, mi ha tenuto col fiato sospeso e i denti serrati per tutta la visione, e proprio per questo lo reputo uno dei migliori survival horror che abbia visto. 

12 ottobre 2017

Leatherface


Quando dietro la macchina da presa c'è passione pulsante per la materia, si vede e si sente. L'ultimo film della saga, Non aprite quella porta 3D, era stato una schifezza immonda, utile solo per i primi piani ai culi delle protagoniste e alle tette della Daddario. Era improbabile fare peggio (ma non impossibile ovviamente, sapendo come vanno a farsi benedire di solito questi franchise horror), e infatti questo Leatherface riesce nel suo intento proprio perché girato con passione e conoscenza della materia trattata. Si sentiva il bisogno di un prequel che spiegasse le origini di una delle figure più iconiche della storia dell'horror? Probabilmente no. Ma ora che ce l'abbiamo ce lo gustiamo.

10 ottobre 2017

THE WITCH - A New-England Folktale (2015)


Uno dei migliori film degli ultimi anni. 
Un horror d'amotsfera perfetto. 
Semplice ma con dettagli che fanno la differenza: la fotografia desaturata e quasi sempre a luce naturale, il montaggio lento ma ansiogeno, il passaggio da campi lunghi da brividi a primi piani soffocanti, la recitazione con un inglese arcaico, la bravissima e sorprendente protagonista (Anya Taylor-Joy che ho ammirato anche in Split) che da oggi seguirò con attenzione, le musiche perfette e mai invasive che sottolineano alla perfezione i momenti clou, i dialoghi asciutti ma pregni di significato. Mi è piaciuta la contrapposizione famiglia super devota a Dio e il male che aleggia attorno alla fattoria, soprattutto sotto forma di tentazione a infrangere le regole del buon dio. Ad avercene film così. Che poi non è che mi sia cagato addosso ovviamente, ormai non mi capita più, ma mqtte comunque angoscia e tensione nell'aspettare che qualcosa di brutto possa succedere, soprattutto poi se come protagonisti hai delle persone innocenti e pure.




Le canzoni migliori di Big Little Lies



Big Little Lies mi è piaciuta tantissimo, come potete leggere qui, e una delle cose migliori di questo prodotto è sicuramente la musica scelta.
Le tracce sono azzeccate come poche volte ho visto in un prodotto tv. Perfezione assoluta. Le ascolto in loop ormai da settimane. Ho scoperto anche artisti incredibili che prima non conoscevo. Anche questo è il bello delle serie. Ampliano i tuoi orizzonti in tutti i sensi.

Ecco le tracce migliori che ho scelto:


9 ottobre 2017

BIG LITTLE LIES - Stagione 1


Ne ho sentito parlare non bene, ma benissimo. Ha vinto una caterva di premi. Ha una stagione autoconclusiva da sole 7 puntate. Questi sono stati i motivi che mi hanno spinto a buttarmi in questa avventura, a trasferirmi per un po' a Monterey, California. E mai tempo fu meglio speso.

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