25 ottobre 2015

Adele - Hello, quando un video è un'opera d'arte


Il giorno della uscita, il nuovo singolo di Adele ha paralizzato l'internet. Condivisioni dappertutto, milioni di views in pochissimo tempo, vips che piangevano sconvolti da cotanta magnificenza. 

Il video è un'opera d'arte. Meraviglioso. Diretto dal giovane regista canadese Xavier Dolan, del quale non ho ancora avuto il piacere di visionare i film.
Il testo è abbastanza normale, un po' deprimente in stile Adele, e sembra una versione redux di Someone like you. Però ci pensa la voce della cantante inglese a rendere tutto più epico, straziante e straordinariamente bello. Quel "HELLO FROM THE OUTSIDE" mette i brividi.

Adele era assente dalle scene dal 2012, anno in cui ha vinto l'Oscar con Skyfall dal film di 007 (che alla nuova di Sam Smith le fa 10 a 0). Il singolo Hello anticipa il nuovo album 25 in uscita il 20 novembre.





23 ottobre 2015

Breaking Bad che cita Pulp Fiction. Meraviglia.



Breaking Bad è una delle mie serie preferite, e Pulp Fiction è il mio secondo film preferito.
Amo Heisenberg, amo Tarantino
La creatura di Vince Gilligan omaggia, cita, rende grazie più volte al film capolavoro di Quentin

Fatevi venire i brividi col video qua sotto:






22 ottobre 2015

THE GREEN INFERNO: provaci ancora, Eli!


Qual è la cosa che mi è rimasta più impressa di questo film? Beh ma è semplice: gli occhi di Lorenza Izzo! Cacchio, ad ogni suo primo piano io morivo dentro. Che poi ho scoperto essere pure la moglie di Eli Roth. Ecco, appunto. Roth. Avendo già visto Cabin Fever e Hostel, conoscevo un pochettino il cinema di questo regista. Un cazzone, come personaggio QUASI ai livelli di Tarantino ma con un cinema che vira più al cazzeggio piuttosto che all'arte visuale. The Green Inferno non ha nessuna pretesa, se non quella di intrattenerti per un'ora e mezza e disturbarti un pochino. Roth ci è riuscito? Nì. Mi son seduto in sala senza pensieri, sapendo a cosa potevo andare incontro. Il film intrattiene ma oltre a quello non c'è nulla, e non credo che gli obiettivi della pellicola fossero altri. La prima parte può anche essere dimenticata. Molto lunga e noiosa hanno detto molti. A me non ha pesato più di tanto, complice un buon ritmo a discapito di alcuni dialoghi davvero orribili, quasi buttati lì tanto per riempire; una recitazione medio bassa (forse colpa anche del doppiaggio italiano) e Lorenza Izzo che comunque ti migliora un po' la visione. Dopo questo prologo lunghissimo il film invece parte molto bene. 

La sequenza dei ragazzi rapiti e portati al villaggio dagli indigeni è veramente ma veramente figa. Un piacere per gli occhi. Poi c'è la prima scena cruenta, lo squartamento del tipo nero. Ecco, quello è forse l'unico momento più disturbante del film, almeno per me. Anche se non è per niente pesante per lo stomaco. (La saga di Saw ha fatto molto peggio in questo senso). Però poi il film si perde e stagna in un limbo. I ragazzi sono intrappolati e devono cercare di scappare dalla mattanza. Cose già viste, può essere. Cose poco originali, senz'altro. Ma ripeto, il film non pretende di essere chissà cosa, ma forse un po' di pretesa in più non sarebbe stata male. 
In questa situazione drammatica, disturbante, troviamo poi alcuni momenti trash alla Eli Roth. Il tizio che si masturba e la ragazza che si caga addosso come se non ci fosse un domani (e un bagno). Ti fa ridere, per la demenzialità della situazione, questo sì, però ti chiedi se tutto questo non sia un filino fuori luogo. Ma guardi e passi avanti. 
Nel film c'è anche un abbozzo di critica sociale, al disboscamento delle foreste amazzoniche eccetera., ma si estingue sul momento. 



Scena memorabile: la ragazza bionda (quella che un attimo prima ha cagato dappertutto) che si rifiuta di mangiare la carne (all'apparenza di maiale) che gli indigeni hanno offerto loro, perché VEGANA. Dopo un attimo ci pensa (starà morendo di fame) e se la pappa pure con gusto, salvo poi scoprire che non era maiale quello che hanno mangiato, ma una loro compagna di viaggio cucinata poco prima dagli indigeni. E la ragazza allora, quando tutte le sue convinzioni, la sua fede, la sua religione vegana sono state cancellate in un batter di pupilla, si uccide.

La fotografia è molto accesa, soprattutto nella foresta, dove i colori sono incredibilmente accesi e creano un bell'effetto. Forse troppo colorato. In un film del genere ci si aspetta una fotografia più sporca, de saturata. Ma sono scelte. Qua si è puntato più a mostrare la bellezza di questa natura, che diventa poi l'inferno del titolo per i protagonisti.
Note a favore: le protagoniste sono fighe, la recitazione un po' meno; gli indigeni tutti colorati di rosso, ma specialmente i capi tribù sono davvero belli e inquietanti da vedere; e poi vabbé, l'ambientazione parla da sola. Meraviglia.


La sufficienza me la strappa anche se di poco, perché comunque riesce a intrattenere ed è quello che io volevo. Non disturba, almeno non così tanto come ci si aspettava anche dalla campagna mediatica, e questo deluderà forse i fanatici più estremi del genere. 


Voto: 6-



19 ottobre 2015

INTO THE WILD: viaggio alla scoperta di sé stessi


Ci sono quei film che lasciano il segno, si stampano con prepotenza sulla tua pelle, scavano nel tuo animo fino in fondo e là restano, per sempre. Into The Wild è uno di questi. 
Con questi film poi, conta pure e soprattutto il momento della tua vita in cui li guardi. Spesso sono specchio della situazione che vivi, e ti aiutano a capire meglio le cose, o ti danno uno slancio vitale, una speranza, un insegnamento. Ecco, Into The Wild è arrivato in un momento cruciale della mia esistenza. Sono giovane, ho 24 anni, e c’è ancora troppa confusione in me. Non so ancora bene cosa sono, cosa voglio e cosa sarò. Tutto spaventa a quest’età. Sembrerebbe facile ma non lo è. 
Chris McCandless però aveva le idee chiare, quando è partito per il suo lungo viaggio in giro per l’America più estrema. Aveva un obiettivo: la ricerca della verità. Verità di vita, verità sulla famiglia, verità sulla propria esistenza. Un temerario, un idealista forse estremo, ma con un bisogno estremo di viverla questa vita, cosa che prima aveva fatto solo in apparenza. Un pazzo? Molti possono pensarla così, ma io no. Certo, lui non avrebbe mai previsto quell’epilogo, ma ha rischiato. “Se vuoi qualcosa nella vita, allunga la mano e prendila.”

Chris voleva la verità e l’ha trovata. Ad un enorme prezzo, certo, ma per lui quella era l’unica strada per raggiungerla. E a me piace vederlo come un pioniere, uno che è andato lì per scoprire qualcosa e l’ha fatto, lasciando poi ai posteri, a noi, ai giovani, il bagaglio della sua conoscenza. Per noi giovani questo  film è molto importante. Ci aiuta a riflettere, a dare uno sguardo più approfondito alla nostra vita, magari a cose che non osserviamo con attenzione. Per questo, quando sulle note di Eddie Vedder, finito il film, compare la foto del vero Chris, con la data di morte e nascita, sono scoppiato in un pianto disperato. 


Aveva esattamente la mia età mentre guardavo il film. 24 anni e qualche mese. Esatta. Lì, vedendo il suo volto, sorridente nonostante tutto, la mia vita mi è crollata addosso, perché ho pensato a ciò che sono io a 24 anni e a ciò che ha fatto lui alla mia stessa età. All’inizio ho provato un po’ di pena per lui, ma ho subito capito quanto invece la sua avventura sia da ammirare per ciò che ci ha lasciato. Chris è un esempio, non dico di partire come ha fatto lui nelle terre estreme, certo che no, ma un esempio di come bisognerebbe fermarsi un attimo a riflettere su ciò che ci circonda, sulla nostra vita, e su quello che stiano facendo.

Entra di diritto fra i miei film preferiti. È una visione troppo importante per me e resterà sempre indelebile il ricordo di questa pellicola. 

Dal punto di vista tecnico, poi, è perfezione assoluta. Partendo dalla regia di Sean Penn, che ringrazio per aver narrato con così tanta maestria questa storia, passando per le bellissime location e inquadrature, fino agli attori coinvolti, primo fra tutti Emile Hirsch (che mi dispiace non sia stato candidato all’Oscar). Nota a parte per le canzoni originali di Eddie Vedder. Lo adoro, come adoro i Pearl Jam. Dopo la visione del film ho passato ogni giorno ad ascoltare l’album delle canzoni. Meravigliose è dire poco. Perfette per la messa in scena del film è dire niente.
Questo è per me Into The Wild. Un viaggio alla scoperta di sé stessi. Per Chris, ma anche per noi spettatori.

Ho letto da qualche parte che nella vita importa non già di essere forti, ma di sentirsi forti. Di essersi misurati almeno una volta, di essersi trovati almeno una volta nella condizione umana più antica, soli davanti alla pietra cieca e sorda, senza altri aiuti che le proprie mani, e la propria testa. (Christopher McCandless, citando Primo Levi)

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