22 settembre 2014

Un Gelido Inverno per Jennifer Lawrence (Winter's Bone)



UN GELIDO INVERNO

Titolo originale: Winter's bone
Paese: USA
Anno: 2010
Genere: drammatico
Regia: Debra Grnik
Cast: Jennifer Lawrence, John Hawkes, Kevin Breznahan, Dale Dickey






Un film drammatico, quasi un noir, che a detta del mitico Federico Frusciante, potrebbe funzionare anche muto. Guardandolo ci ho pensato e gli ho dato ragione. Si parla poco in questo film, si respira la tensione nell'aria, il dramma.
Jennifer Lawrence comanda la scena con una scioltezza e una potenza disarmanti. Candidata al premio Oscar.

Le parole di perdono nei boschi freddi di un'America poco conosciuta, rurale, montana. Ma fredde sembrano essere pure le persone, che rispecchiano fedelmente l'ambiente che le circonda, dove vige l'omertà e la violenza gratuita volta a proteggere il focolare domestico, dove per sopravvivere devi arrangiarti come puoi, non sapendo se ad ucciderti sarà il gelido inverno o la mano dell'uomo.

J. Law. è Ree, 17enne forte, coraggiosa, matura, che manda avanti la baracca con una madre che non si sta più con la testa e due fratellini piccoli, a causa di un padre che cucina anfetamine (un Heisenberg dei poveri, insomma), ma viene beccato e sbattuto in galera. Esce su cauzione ma fa perdere le tracce, lasciando la famiglia nella merda più totale. Sì, perché se non si presenterà in tribunale, la casa e i terreni saranno confiscati perché il grand'uomo gli ha impegnati pur di uscire di galera.
Ree, la quale ha messo gli interessi di madre e fratelli prima del padre cuoco, comincia a ficcare il naso ovunque, pur di trovarlo e convincerlo a recarsi in tribunale. In poche parole se la va cercare. Perché molte persone sono disposte a tutto pur di proteggere un segreto che potrebbe minare alla salvaguardia della propria famiglia. Ree lo testerà sulla propria pelle.

Un gelido inverno è un film discreto, che non mi ha lasciato molto; avrei preferito maggiore tensione e maggiore ansia derivata da quei paesaggi così angusti e tetri.
Jennifer promossa: la fa da padrona con la sua bravura e regge tutto il film sulle proprie spalle. Uno dei motivi per guardarlo.







Emma Watson all'ONU per difendere i diritti delle donne.



Tanti sono i divi del cinema che utilizzano il proprio seguito, la propria popolarità, per sponsorizzare e portare all'attenzione di tutti iniziative volte a salvaguardare l'ambiente o i diritti civili. Leonardo Di Caprio è forse l'esempio più grande, ma in questi giorni l'attenzione è tutta per Emma Watson
L'attrice, che sta gettando le basi per una carriera grandiosa a mio avviso, ha tenuto un discorso davanti all'assemblea generale dell'ONU, in occasione del lancio della campagna HE FOR SHE, di cui è testimonial. Quest'iniziativa mira a sensibilizzare l'opinione pubblica contro le differenze di genere e la violenza sulle donne.
Vi lascio il video e la trascrizione del discorso. 
Brava Emma. Gli attori, le star, hanno un pregio: possono venire ascoltate da tantissime persone, non importa quale sia l'argomento. 1000 punti a Grifondoro!

Il discorso di Emma:

« Vostre eccellenze, Segretario generale dell'ONU, presidente dell'Assemblea Generale , direttore esecutivo di ONU Donne, distinti ospiti...

Oggi lanciamo una campagna chiamata #HeForShe. Mi sto rivolgendo a voi perché abbiamo bisogno del vostro aiuto. Vogliamo porre fine alla disparità di genere e, per farlo, abbiamo bisogno del coinvolgimento di tutti. Questa è la prima campagna nel suo genere all'ONU, vogliamo spronare tanti più uomini e ragazzi possibili ad essere dei sostenitori del cambiamento... e non vogliamo solo parlarne. Vogliamo assicurarci che sia tangibile.
Sono stata eletta ambasciatrice di buona volontà dell'ONU Donne sei mesi fa, e più ho parlato di femminismo e più mi sono resa conto che troppo spesso combattere per i diritti delle donne diventa sinonimo di odiare gli uomini. Se c'è una cosa che so con certezza è che questo deve finire. Per la cronaca, il femminismo per definizione è la convinzione che uomini e donne debbano avere pari diritti, pari opportunità. E' la teoria dell'uguaglianza politica, economica e sociale dei sessi.

Ho cominciato a mettere in dubbio le supposizioni basate sul genere tanto tempo fa. Quando avevo 8 anni ero confusa dal fatto che mi definissero dispotica perché volevo dirigere le recite che allestivamo per i nostri genitori; ma ai maschi non succedeva. Quando a 14 anni, ho cominciato ad essere sessualizzata da certi elementi dei media. Quando a 15 anni, le mie amiche hanno cominciato ad abbandonare le squadre degli sport che amavano perché non volevano apparire muscolose. Quando a 18 anni, i miei amici [maschi] non erano capaci di esprimere i loro sentimenti... ho deciso che ero femminista e la cosa mi sembrava tutt'altro che complicata. Ma le mie ricerche più recenti mi hanno dimostrato che "femminismo" è diventata una parola impopolare. Le donne si rifiutano di identificarsi come femministe. A quanto pare, [io] sono tra le schiere di donne le cui parole sono percepite come troppo forti, troppo aggressive, isolanti e anti-uomini, persino non attraenti. Perché è diventata una parola tanto scomoda?

Provengo dalla Gran Bretagna e penso che sia giusto che io sia pagata tanto quanto le mie controparti maschili; penso che sia giusto che io sia in grado di prendere delle decisioni che riguardano il mio corpo; penso che sia giusto che le donne vengano coinvolte in mia vece [nella politica] in quelle decisioni che influenzeranno la mia vita; penso che sia giusto che socialmente mi sia garantito lo stesso rispetto che è garantito agli uomini. Ma sfortunatamente, posso dire che non c'è neanche una nazione al mondo in cui le donne possono aspettarsi di ricevere questi diritti. Nessuna nazione al mondo può dire di aver raggiunto la parità dei sessi. Considero questi diritti dei diritti umani.

Ma io sono una delle [donne] fortunate. La mia vita è un vero e proprio privilegio perché i miei genitori non mi hanno voluto meno bene perché sono nata femmina; la mia scuola non mi ha limitata perché ero una ragazza; i miei mentori non hanno presupposto che sarei andata meno avanti [nella vita] perché un giorno avrei potuto avere un figlio. Queste influenze, sono stati gli ambasciatori per la parità dei sessi che mi hanno resa chi sono oggi. Potrebbero non esserne consapevoli, ma sono quei femministi involontari che stanno cambiando il mondo oggi. Ne abbiamo bisogno in numero maggiore. E se ancora odiate la parola: non è la parola che è importante, ma l'idea e l'ambizione che ci sta dietro. Perché non tutte le donne hanno ricevuto i miei stessi diritti. Infatti, statisticamente, sono molto poche ad averli ricevuti.

Nel 1997, Hilary Clinton fece un famoso discorso a Pechino sui diritti delle donne. Tristemente, molte delle cose che voleva cambiare allora, sono ancora vere oggi. Ma quello che mi ha colpito di più, è che meno del 30% del pubblico era composto da uomini. Come possiamo influire sul cambiamento nel mondo quando solo la metà di esso è invitato o si sente benvenuto a partecipare alla conversazione?

Uomini. Vorrei cogliere quest'occasione per estendervi un invito formale. La parità di genere è anche un problema vostro. Perché fino a questo momento, ho visto il ruolo di mio padre considerato meno importante dalla società, nonostante da piccola avessi bisogno della sua presenza tanto quanto quella di mia madre. Ho visto giovani uomini affetti da malattie mentali, incapaci di chiedere aiuto per paura di apparire meno virili, o meno uomini. Infatti, nel Regno Unito il suicidio è la prima causa di morte degli uomini tra i 20 e i 49 anni, eclissando incidenti stradali, cancro e malattie cardiache. Ho visto uomini resi fragili ed insicuri dalla percezione distorta di cosa sia il successo maschile. Neanche gli uomini beneficiano dei diritti della parità di genere. Non parliamo molto spesso di come gli uomini siano imprigionati dagli stereotipi di genere, ma riesco a vedere che lo sono. E quando ne saranno liberati, come conseguenza naturale le cose cambieranno anche per le donne. Se gli uomini non devono essere aggressivi per essere accettati, le donne non si sentiranno in dovere di essere sottomesse. Se gli uomini non devono controllare, le donne non dovranno essere controllate. Sia gli uomini che le donne devono sentirsi liberi di essere sensibili. Sia gli uomini che le donne devono sentirsi liberi di essere forti. E' tempo di concepire il genere su uno spettro, e non come due serie di valori opposti. Se smettiamo di definirci l'un l'altro in base a cosa non siamo, e cominciamo a definire noi stessi in base a chi siamo, possiamo essere tutti più liberi. Ed è di questo che si occupa He For She. Di libertà.

Voglio che gli uomini prendano su di sé questo impegno, così che le loro sorelle, madri e figlie possano essere libere dai pregiudizi, ma anche perché anche i loro figli possano avere il permesso di essere vulnerabili e umani. Rivendichiamo quelle parti di loro che hanno abbandonato e così facendo permettere loro di essere una versione più vera e più completa di loro stessi.

Magari starete pensando: chi è questa tipa di Harry Potter? E che diavolo ci sta facendo a parlare all'ONU? E' una buona domanda. Mi sono chiesta la stessa cosa. Tutto quello che so è che mi importa di questo problema e che voglio far sì che le cose migliori. Avendo visto quello che ho visto e avendone l'opportunità, credo che dire qualcosa sia una mia responsabilità.

Lo statista Edmund Burke ha detto che per far sì che il male trionfi, tutto ciò che serve è che bravi uomini e brave donne non facciamo niente. Nella mia agitazione per questo discorso, e nei miei momenti di insicurezza, mi sono detta con fermezza: se non io, chi? Se non ora, quando? Se avete dei dubbi simili, quando vi si presentano delle opportunità, spero che queste parole vi siano d'aiuto. Perché la realtà è che se non facciamo niente, ci vorranno 75 anni, o che io compia quasi 100 anni, prima che le donne possano aspettarsi di essere pagate tanto quanto gli uomini per lo stesso lavoro. 15 milioni e mezzo di ragazze si sposeranno nei prossimi sedici anni e lo faranno da bambine. E con questi ritmi, non sarà prima del 2086, che tutte le ragazze della campagna africana potranno ricevere un'educazione di livello secondario.

Se credete nella parità, potreste essere uno di quei femministi involontari di cui ho parlato prima e per questo, mi complimento con voi. Stiamo facendo fatica a trovare una parola che ci unisca, ma la buona notizia è che abbiamo un movimento che ci unisce. Si chiama He For She. Vi invito a farvi avanti, a farvi vedere e a chiedervi: se non io, chi? Se non ora, quando?

Vi ringraziamo tantissimo. »

{ Traduzione: The Emma Watson Archives }







18 settembre 2014

Il giorno dell'indipendenza in Scozia, ricordando Braveheart e William Wallace

Oggi è una giornata storica in Scozia. Si vota, infatti, al referendum per l'indipendenza dal Regno Unito, dopo circa 300 anni. Gli scenari possibili se dovesse vincere il sono tanti, con i pro e i contro. Ma non sto a spiegarvelo io, leggetevi qualcosa qua o qua.

Comunque, da buon amante del cinema, non potevo non pensare subito ad un film in particolare, vista la situazione. BRAVEHEART, di e con Mel Gibson. Secondo me molti scozzesi se lo saranno rivisto prima di andare a votare. 
Voglio lasciarvi con due scene che a me piacciono molto e mettono sempre i brividi.
Cari Scozzesi, William Wallace vi sta osservando.

Ah, un'ultima cosa... LIBERTAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAHHHHHHH!
Nell'anno del Signore, 1314, patrioti scozzesi, affamati e soverchiati nel numero, sfidarono il campo di Bannockburn. Si batterono come poeti guerrieri. Si batterono come scozzesi. E si guadagnarono la libertà. 







Paradiso Amaro per i Discendenti di George Clooney.


PARADISO AMARO

Titolo originale: The Descendants
Paese: USA
Anno: 2011
Genere: commedia drammatica
Regia: Alexander Payne
Cast: George Clooney, Shailene Woodley, Beau Bridges, Robert Forster, Judy Greer, Matthew Lillard

I Discendenti, come suggerisce il titolo originale, sono gli ereditieri di una grande fetta di territorio del quale Matt (George Clooney) è amministratore fiduciario, in comproprietà tra lui e i suoi cugini. Territorio che è prossimo alla vendita e che frutterà a tutta la famiglia tanto denaro.
Il Paradiso Amaro del titolo italiano (molto azzeccato) è il mondo in cui la famiglia di Matt vive: un paradiso sì, perché le Hawaii lo sono, ma reso amaro dalla difficile situazione venutasi a creare. La moglie di Matt, Elizabeth. è in coma irreversibile, dopo un brutto incidente con un motoscafo, e lui si trova in balia degli eventi, con due figlie di cui non sa occuparsi e con la vendita dei terreni da portare a termine.  La figlia di 10 anni, Scottie, reagisce male alle avversità venutesi a creare, e la 17enne Alexandra (Shailene Woodley) viene da un periodo fatto di droga, alcol e un collegio di recupero. Una bella famigliola insomma.

È un film fatto di contrasti: il paradiso vs le avversità della vita; il coma di Elizabeth vs la grande somma di denaro che sta per cambiare la vita della famiglia, che però è ormai distrutta; aggiungiamoci poi che Elizabeth non era proprio uno stinco di santo, avendo tradito Matt ed essendo in procinto di lasciarlo. Anche se pure lui ha delle responsabilità, non essendo molto presente in casa e facendo il taccagno coi soldi che potevano dare allegria alla famiglia, come gli ricorda il suocero più di una volta. 
"Dai ai tuoi figli abbastanza soldi per fare qualcosa ma non abbastanza per non fare niente."

Ma dalle tragedie, si sa, spesso si esce più forti di prima. Matt ricostruisce il rapporto con le figlie. Si fanno forza a vicenda, scoprono di volersi davvero bene e tutti uniti danno l'ultimo saluto ad una madre amata ed odiata. Matt, in un certo senso, riesce pure a perdonarla al suo capezzale, prima di gettarne le ceneri in  mare. 
La vendita del territorio può andare a farsi fottere. Il cemento, i resort, i centri commerciali, rovinerebbero quel Paradiso amaro che ora Matt può vivere a pieno con le sue due figlie, come una vera famiglia. E anche se manca un pezzo del puzzle, non importa, perché il ricordo c'è e l'amore pure.

Un film godibilissimo, che non annoia mai o appare scontato, merito del mix tra drammaticità, ironia e qualche sorriso.
Ottimo cast, dove su tutti spicca un grandissimo George Clooney e una Shailene Woodley che definire brava sarebbe un eufemismo. Due occhi così belli messi in un'attrice così brava danno un risultato stupefacente. Meravigliosa.





16 settembre 2014

TOY STORY 3: grazie per le mille avventure, ragazzi!


A 23 anni suonati mi metto a guardare Toy Story 3, ma non me ne importa nulla, perché io sono un eterno bambino, e a volte la nostalgia dei tempi passati ritorna e ti avvolge con un po' di malinconia; bei tempi, quando tutto era perfetto, e i giocattoli erano veri amici con cui passare incredibili giornate senza pensare a nient'altro se non al semplice divertirsi in allegria. E la scena iniziale di questo film è la sintesi perfetta per descrivere parte della mia infanzia, che con orgoglio considero splendida; quando coi miei cugini inventavamo storie incredibili con personaggi incredibili, costruivamo mega città o accampamenti utilizzando semplici tavolette di legno, rinchiusi in una piccola stanza, ma nello stesso momento dentro un mondo infinito, il mondo della fantasia e della libertà, un mondo che si creava dal nulla e nel quale ci tuffavamo, perdendoci nei meandri dell'immaginazione. Erano bei tempi quelli.. tempi in cui vidi per la prima volta Toy Story 1, quello che considero il miglior film d'animazione di sempre, perché descrive al meglio il mondo dei bambini, quel mondo che io creavo in quella cameretta con mio cugino. Il 3' film della saga è perfetto per la mia età, dove non condivido più momenti coi miei giocattoli, perché ora ho ben'altre cose da affrontare, dove la fantasia si scontra con la realtà della vita, ma nello stesso tempo ripenso ai bellissimi momenti che ho vissuto con quei giocattoli, che mi hanno accompagnato nel miglior periodo della mia vita. Amici veri. Mondi fantastici. Immaginazione pura. E anche se quei giochi dobbiamo abbandonarli, non li dimenticheremo mai, perché hanno lasciato un segno nel nostro cuore.
Tutti noi abbiamo avuto i nostri Buzz, Woody, Rex, Mr Potato, che ci hanno accompagnati in una delle avventure migliori della nostra vita.




14 settembre 2014

È tutta Colpa delle stelle se adesso sto piangendo.


Una delle cose più emozionanti, particolari e strazianti che abbia mai letto è stato "Colpa delle stelle". Dal film non pretendevo molto, anche perché tutte le emozioni le ho riversate divorando quelle pagine. E così è stato. 
Hazel Grace.. meritavi di più. Ma nonostante questo, è OKAY.

Ogni volta che esco dal cinema io rifletto sul film appena visto.. è una riflessione lunga, che mi accompagna quasi in ogni attimo dei giorni successivi. Ci penso, ci ripenso, ricordo scene, sensazioni, emozioni.. e magari mi sembra anche meglio di quando l'ho visto. 
Sto riflettendo su Colpa delle Stelle. Mi sto facendo abbattere e distruggere. Penso al film, ripenso al libro.. a tutto.. e mi viene in mente ciò che ho scritto quando ho visto Her, che è perfetto pure per CDS.

"Ci sono quei film (o in questo caso LIBRI) che ti entrano dentro, ti scuotono, smuovono qualcosa dentro di te, riescono ad emozionarti in una maniera incredibile, magari perché li vedi in un momento particolare della tua vita, ed è come se il film arrivasse in quel preciso momento per un motivo, quasi a ricordarti quello che sei o che potrai essere, o ad accendere una scintilla dentro di te."

E Colpa delle stelle è arrivato in un momento non facile, come un fulmine a ciel sereno.. a distruggermi ancora di più.. a farmi riflettere.. a farmi pensare a ciò che mi circonda e a chi ho attorno. 
Un libro che è stata una maledizione e una benedizione, ma ancora prima di ciò.. un AMICO.





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