25 novembre 2015

Hunger Games: Mockingjay pt. 2 - Dio benedica Jennifer Lawrence.



La prima cosa che ho pensato una volta finito Mockingjay pt. 2 è stata: come sarebbe stato l’ultimo capitolo della saga se non l’avessero diviso in due, se avessero fatto un unico, potente, forse un po’ lungo, film? Una bomba? Chissà. Il penultimo capitolo mi era piaciuto, sì, ma lì si era sentita in molti punti un’eccessiva lentezza dovuta al fatto di voler spalmare 400 pagine di libro in due diversi capitoli. Molti mi avevano detto che il grosso dell’azione nel libro succede nelle ultime 40 50 pagine, e che quindi l’ultimo film sarebbe stato un susseguirsi di azione incredibile dall’inizio alla fine, cosa che Mockingjay pt. 1, il film, aveva fatto lo stesso pensare, dato che era apparso come un’anteprima, un ‘riscaldate i motori’, ‘allacciate le cinture’, prima del gran finale che sarà esplosivo. Non è stato proprio così. Mockingjay pt. 2 parte infatti con calma, col rapporto incrinato tra Katniss e Peeta, e in tutto ciò troviamo molti dialoghi, spesso ripetitivi, e un’azione che tarda ad arrivare. Ma questo ci può stare. Però è proprio qui che mi faccio la domanda iniziale. Due film.. mmmah.. Era la prima volta che vedevo un film di Jennifer Lawrence doppiato, l’ho sempre sentita in inglese, e all’inizio del film mi sentivo a disagio, con quella voce che proprio non mi andava giù. Ma purtroppo dovevo farmene una ragione e mi ci son dovuto abituare. E non m’importa se son ripetitivo, palloso, oppure ovvio, ma è inutile negare che il doppiaggio toglie a Katniss tanto, troppo, di ciò che è. Dai, con la voce originale sembra una bimbetta, viene in parte spogliata di tutta la forza e la cazzutaggine che ha in originale.

Ma bando al doppiaggio di merda, mi è piaciuto questo ultimo capitolo? È un sì tirato. Non mi ha né deluso ma neanche emozionato o sconvolto più di tanto. L’ansia che avevo letto in certi commenti non si è fatta sentire tanto, tranne che in una delle sequenze non solo più fighe di questo capitolo ma dell’intera saga, ovvero quella della fuga sotto le fogne, e l’arrivo degli ibridi che per qualche minuto hanno catapultato HG nel fantasy.

Ciò che ho apprezzato degli ultimi capitoli è stato soprattutto il sottofondo cupo, dark, assolutamente in controtendenza coi primi due e in linea col personaggio di Katniss. Sebbene Mockingjay pt. 2 abbia tanti difetti, primo fra tutti la dilatazione eccessiva di certe scene ed eventi, il pregio è la tematica anche molto attuale che ci viene presentata, come in tutta la saga. Contesto sociale, politico ed economico; rivolte e sottomissioni; la povertà di un popolo schiavo di un potere detenuto da pochi. Un popolo che però appare quasi cieco di fronte a ciò che subisce, perché tenuto buono all’interno del proprio Distretto. Ma soprattutto, tema centrale di questa saga, è la potenza dell’IMMAGINE. Quanto conta un’immagine di questi tempi? Che sia una foto o un video che testimonia un’atrocità vera o un qualcosa creato a tavolino per impressionare. La forza delle immagini è presente fin dal primo film. Con lo spettacolo degli Hunger Games, una sorta di reality show in cui i ragazzi dei Distretti si scannano in diretta tv, davanti agli occhi di milioni di spettatori, come intrattenimento ma soprattutto come monito per comportarsi bene verso il potere. Immagine quindi usata per controllare le masse. Immagine che viene manipolata, in modo da mostrare solo ciò che DEVE essere mostrato per un determinato scopo. In Mockingjay pt. 2 nessuna delle cose dette in TV è vera, ma tutto viene manipolato presentando immagini e riprese che non rappresentano la realtà ma che vengono propinate al pubblico che le assimilerà come vere e si farà un’opinione sbagliata a riguardo. La tv, il video, lo spettacolo, hanno un ruolo centrale nella saga, dall’inizio alla fine. Ma l’immagine più potente e più ricercata è quella di Katniss. 
Lei, che comincia la sua avventura rischiando la vita per dare spettacolo, uccidendo, pure, per sopravvivere, ma nello stesso tempo per fare show.  Lei, che si ribella, ma non per ideali chissà quanto complicati, ma per la difesa di una vita che non riesce ancora a vivere, per difendere una famiglia con la quale dovrebbe passare attimi stupendi e non momenti di fame e di paura; per dare l’opportunità a tutti i deboli di poter avere gli stessi diritti di tutti gli altri, perché siamo tutti umani, tutti uguali. Come può vivere in un mondo dove non riesce nemmeno a provare amore perché attorno a lei tutto è pericoloso e non c’è nessuna certezza? Lei, che senza volerlo, ma solo seguendo ciò che sente, diventa la “ghiandaia imitatrice”, diventa lei stessa un’ideale, di libertà, di ribellione, di voglia di cambiare una volta per tutte. Diventa uno slogan, un’immagine lei stessa. E viene usata, USATA per infogare le masse, perché lei proviene da un Distretto povero, è una del popolo insomma. Usata per minacciare il potere con la sua immagine che diventa sempre più potente.  Usata dalla ribellione stessa, da una fazione che lei pensava fosse la giusta via da seguire. Ma è qui che entra in gioco un altro tema forte di HG: ad un certo punto buoni e cattivi si mescolano e non capisci più quale dei due stai osservando. Scopri che i buoni alla fin fine non son così tanto buoni. Ma soprattutto, gli innocenti saranno le vittime principali, sacrificali. Sacrificate in nome di cosa? Del rovesciamento di un potere corrotto per instaurarne un altro uguale? No, non ci stiamo. Quando di mezzo c’è il potere, questo può corrompere, e tirar fuori il peggio che c’è nell’uomo. Katniss si trova lì nel mezzo, in un certo senso tradita, si sente USATA. Lei è pura. Ha sempre combattuto per quei valori che stanno alla base della nostra esistenza. Del potere in sé non gliene fregava molto. Lei voleva pace. Non si è mai vista nella veste di CAPO, non vuole incarnare nessun ideale, ma solo la voglia dell’uomo do lottare per ciò che è e ciò che vuole tranquillamente essere. 


Per questo il finale per me ci può stare, considerato il personaggio di Katniss. Mi sarei aspettato un finale pirotecnico, una fine di Snow molto più pompata. Insomma, ci si aspetta un finale epico, come ogni volta quando si assiste a saghe del genere. Invece no, HG ribalta un altro stereotipo del genere. Dopo aver messo come protagonista una ragazza che non è la classica eroina super bella, ma che tiene un atteggiamento per certi versi “brusco e antipatico” per tutti i film, con un compagno che è un tappo ed è molto più debole di lei che invece deve proteggerlo, con un amore che viene tenuto in sottofondo senza mai scadere nel ridicolo, con delle tematiche attuali intelligenti (certo, affrontate con un po’ di leggerezza visto il genere e il target a cui fa riferimento il film), si conclude con una fine degna del suo personaggio principale e di ciò che è successo nel corso dei film. Katniss, l’eroina che salva il popolo dai potenti cattivi, si ritira vita privata. Non prende né pretende, nessun incarico politico o militare, non occupa il palazzo di Snow, non si fa vanto di essere “the Mockingjay”, non va a caricare la folla, non diventa schiava del potere, non viene accecata da esso, perché non gli è mai importato nulla di esso. Ciò che le è sempre importato, è ciò che vediamo nel finale. Pace, tranquillità, e una vita libera. In un mondo così, imprevedibile, un rifugio ideale e sicuro è in noi stessi.


Ultima cosa, ma non la meno importante: Jennifer Lawrence. Potrei scrivere righe su righe ma sarebbe superfluo e ripetitivo. Dico solo che questa saga (trasposizione cinematografica) deve MOLTO, se non tutto, a lei. Non avendo letto i libri, non conoscevo le emozioni dei personaggi, quindi dovevo basarmi su ciò che mi trasmettevano gli attori. Beh, Jennifer ce l’ha fatta. Un lavoro enorme per lei, pure in un genere di film come questi. 25 anni. Troppo ancora da regalarci.





16 novembre 2015

BETTER CALL SAUL! Data di uscita 2' stagione e nuove foto promozionali!

14 novembre 2015

L'odio è una brutta bestia.



Suppongo che a questo punto dovrò dirle cos'ho imparato. La conclusione, giusto? Be', la mia conclusione è che l'odio è una palla al piede: la vita è troppo breve per passarla sempre arrabbiati. Non ne vale la pena. Derek dice che bisogna sempre terminare una tesina con una citazione, dice che c'è sempre qualcuno che ha detto una cosa nei migliore dei modi, perciò se non riesci a fare di meglio, ruba da lui e farai la tua figura. Ho scelto una citazione che penso le piaccia: "Non siamo nemici, ma amici. Non dobbiamo essere nemici. Anche se la passione può averci fatto vacillare, non deve rompere i profondi legami del nostro affetto. Le corde mistiche della memoria risuoneranno quando verranno toccate, come se a toccarle fossero i migliori angeli della nostra natura." 

(Danny Vinyard, citando Abramo Lincoln)


dal film American History X 


Vicini a Parigi. Vicini al mondo. Più uniti che mai.


Concludo con una citazione dal film Seven, che in questi casi mi risuona sempre in mente:
Hemingway una volta ha scritto: «Il mondo è un bel posto e vale la pena lottare per esso.» Condivido la seconda parte. 




13 novembre 2015

BETTER CALL SAUL - 2 teaser per la 2' stagione


Di recente sono usciti due nuovi teaser di Better Call Saul, lo spin-off di Breaking Bad che quest'anno ha visto venire alla luce una prima stagione che ha avuto un discreto successo. Non sappiamo quando inizierà la seconda stagione, presumibilmente nei primi mesi del 2016, ma sappiamo che conterà ben 13 episodi.








25 ottobre 2015

Adele - Hello, quando un video è un'opera d'arte


Il giorno della uscita, il nuovo singolo di Adele ha paralizzato l'internet. Condivisioni dappertutto, milioni di views in pochissimo tempo, vips che piangevano sconvolti da cotanta magnificenza. 

Il video è un'opera d'arte. Meraviglioso. Diretto dal giovane regista canadese Xavier Dolan, del quale non ho ancora avuto il piacere di visionare i film.
Il testo è abbastanza normale, un po' deprimente in stile Adele, e sembra una versione redux di Someone like you. Però ci pensa la voce della cantante inglese a rendere tutto più epico, straziante e straordinariamente bello. Quel "HELLO FROM THE OUTSIDE" mette i brividi.

Adele era assente dalle scene dal 2012, anno in cui ha vinto l'Oscar con Skyfall dal film di 007 (che alla nuova di Sam Smith le fa 10 a 0). Il singolo Hello anticipa il nuovo album 25 in uscita il 20 novembre.





23 ottobre 2015

Breaking Bad che cita Pulp Fiction. Meraviglia.



Breaking Bad è una delle mie serie preferite, e Pulp Fiction è il mio secondo film preferito.
Amo Heisenberg, amo Tarantino
La creatura di Vince Gilligan omaggia, cita, rende grazie più volte al film capolavoro di Quentin

Fatevi venire i brividi col video qua sotto:






22 ottobre 2015

THE GREEN INFERNO: provaci ancora, Eli!


Qual è la cosa che mi è rimasta più impressa di questo film? Beh ma è semplice: gli occhi di Lorenza Izzo! Cacchio, ad ogni suo primo piano io morivo dentro. Che poi ho scoperto essere pure la moglie di Eli Roth. Ecco, appunto. Roth. Avendo già visto Cabin Fever e Hostel, conoscevo un pochettino il cinema di questo regista. Un cazzone, come personaggio QUASI ai livelli di Tarantino ma con un cinema che vira più al cazzeggio piuttosto che all'arte visuale. The Green Inferno non ha nessuna pretesa, se non quella di intrattenerti per un'ora e mezza e disturbarti un pochino. Roth ci è riuscito? Nì. Mi son seduto in sala senza pensieri, sapendo a cosa potevo andare incontro. Il film intrattiene ma oltre a quello non c'è nulla, e non credo che gli obiettivi della pellicola fossero altri. La prima parte può anche essere dimenticata. Molto lunga e noiosa hanno detto molti. A me non ha pesato più di tanto, complice un buon ritmo a discapito di alcuni dialoghi davvero orribili, quasi buttati lì tanto per riempire; una recitazione medio bassa (forse colpa anche del doppiaggio italiano) e Lorenza Izzo che comunque ti migliora un po' la visione. Dopo questo prologo lunghissimo il film invece parte molto bene. 

La sequenza dei ragazzi rapiti e portati al villaggio dagli indigeni è veramente ma veramente figa. Un piacere per gli occhi. Poi c'è la prima scena cruenta, lo squartamento del tipo nero. Ecco, quello è forse l'unico momento più disturbante del film, almeno per me. Anche se non è per niente pesante per lo stomaco. (La saga di Saw ha fatto molto peggio in questo senso). Però poi il film si perde e stagna in un limbo. I ragazzi sono intrappolati e devono cercare di scappare dalla mattanza. Cose già viste, può essere. Cose poco originali, senz'altro. Ma ripeto, il film non pretende di essere chissà cosa, ma forse un po' di pretesa in più non sarebbe stata male. 
In questa situazione drammatica, disturbante, troviamo poi alcuni momenti trash alla Eli Roth. Il tizio che si masturba e la ragazza che si caga addosso come se non ci fosse un domani (e un bagno). Ti fa ridere, per la demenzialità della situazione, questo sì, però ti chiedi se tutto questo non sia un filino fuori luogo. Ma guardi e passi avanti. 
Nel film c'è anche un abbozzo di critica sociale, al disboscamento delle foreste amazzoniche eccetera., ma si estingue sul momento. 



Scena memorabile: la ragazza bionda (quella che un attimo prima ha cagato dappertutto) che si rifiuta di mangiare la carne (all'apparenza di maiale) che gli indigeni hanno offerto loro, perché VEGANA. Dopo un attimo ci pensa (starà morendo di fame) e se la pappa pure con gusto, salvo poi scoprire che non era maiale quello che hanno mangiato, ma una loro compagna di viaggio cucinata poco prima dagli indigeni. E la ragazza allora, quando tutte le sue convinzioni, la sua fede, la sua religione vegana sono state cancellate in un batter di pupilla, si uccide.

La fotografia è molto accesa, soprattutto nella foresta, dove i colori sono incredibilmente accesi e creano un bell'effetto. Forse troppo colorato. In un film del genere ci si aspetta una fotografia più sporca, de saturata. Ma sono scelte. Qua si è puntato più a mostrare la bellezza di questa natura, che diventa poi l'inferno del titolo per i protagonisti.
Note a favore: le protagoniste sono fighe, la recitazione un po' meno; gli indigeni tutti colorati di rosso, ma specialmente i capi tribù sono davvero belli e inquietanti da vedere; e poi vabbé, l'ambientazione parla da sola. Meraviglia.


La sufficienza me la strappa anche se di poco, perché comunque riesce a intrattenere ed è quello che io volevo. Non disturba, almeno non così tanto come ci si aspettava anche dalla campagna mediatica, e questo deluderà forse i fanatici più estremi del genere. 


Voto: 6-



19 ottobre 2015

INTO THE WILD: viaggio alla scoperta di sé stessi


Ci sono quei film che lasciano il segno, si stampano con prepotenza sulla tua pelle, scavano nel tuo animo fino in fondo e là restano, per sempre. Into The Wild è uno di questi. 
Con questi film poi, conta pure e soprattutto il momento della tua vita in cui li guardi. Spesso sono specchio della situazione che vivi, e ti aiutano a capire meglio le cose, o ti danno uno slancio vitale, una speranza, un insegnamento. Ecco, Into The Wild è arrivato in un momento cruciale della mia esistenza. Sono giovane, ho 24 anni, e c’è ancora troppa confusione in me. Non so ancora bene cosa sono, cosa voglio e cosa sarò. Tutto spaventa a quest’età. Sembrerebbe facile ma non lo è. 
Chris McCandless però aveva le idee chiare, quando è partito per il suo lungo viaggio in giro per l’America più estrema. Aveva un obiettivo: la ricerca della verità. Verità di vita, verità sulla famiglia, verità sulla propria esistenza. Un temerario, un idealista forse estremo, ma con un bisogno estremo di viverla questa vita, cosa che prima aveva fatto solo in apparenza. Un pazzo? Molti possono pensarla così, ma io no. Certo, lui non avrebbe mai previsto quell’epilogo, ma ha rischiato. “Se vuoi qualcosa nella vita, allunga la mano e prendila.”

Chris voleva la verità e l’ha trovata. Ad un enorme prezzo, certo, ma per lui quella era l’unica strada per raggiungerla. E a me piace vederlo come un pioniere, uno che è andato lì per scoprire qualcosa e l’ha fatto, lasciando poi ai posteri, a noi, ai giovani, il bagaglio della sua conoscenza. Per noi giovani questo  film è molto importante. Ci aiuta a riflettere, a dare uno sguardo più approfondito alla nostra vita, magari a cose che non osserviamo con attenzione. Per questo, quando sulle note di Eddie Vedder, finito il film, compare la foto del vero Chris, con la data di morte e nascita, sono scoppiato in un pianto disperato. 


Aveva esattamente la mia età mentre guardavo il film. 24 anni e qualche mese. Esatta. Lì, vedendo il suo volto, sorridente nonostante tutto, la mia vita mi è crollata addosso, perché ho pensato a ciò che sono io a 24 anni e a ciò che ha fatto lui alla mia stessa età. All’inizio ho provato un po’ di pena per lui, ma ho subito capito quanto invece la sua avventura sia da ammirare per ciò che ci ha lasciato. Chris è un esempio, non dico di partire come ha fatto lui nelle terre estreme, certo che no, ma un esempio di come bisognerebbe fermarsi un attimo a riflettere su ciò che ci circonda, sulla nostra vita, e su quello che stiano facendo.

Entra di diritto fra i miei film preferiti. È una visione troppo importante per me e resterà sempre indelebile il ricordo di questa pellicola. 

Dal punto di vista tecnico, poi, è perfezione assoluta. Partendo dalla regia di Sean Penn, che ringrazio per aver narrato con così tanta maestria questa storia, passando per le bellissime location e inquadrature, fino agli attori coinvolti, primo fra tutti Emile Hirsch (che mi dispiace non sia stato candidato all’Oscar). Nota a parte per le canzoni originali di Eddie Vedder. Lo adoro, come adoro i Pearl Jam. Dopo la visione del film ho passato ogni giorno ad ascoltare l’album delle canzoni. Meravigliose è dire poco. Perfette per la messa in scena del film è dire niente.
Questo è per me Into The Wild. Un viaggio alla scoperta di sé stessi. Per Chris, ma anche per noi spettatori.

Ho letto da qualche parte che nella vita importa non già di essere forti, ma di sentirsi forti. Di essersi misurati almeno una volta, di essersi trovati almeno una volta nella condizione umana più antica, soli davanti alla pietra cieca e sorda, senza altri aiuti che le proprie mani, e la propria testa. (Christopher McCandless, citando Primo Levi)

22 giugno 2015

Bryan Cranston resuscita Heisenberg all'Electric Daisy Carnival di Las Vegas!


Bryan Cranston ha fatto un'apparizione a sorpresa durante il concerto del gruppo musicale Above & Beyond (musica elettronica), in occasione di un festival a Las Vegas.
Cranston è salito sul palco e si è trasformato per qualche istante in WalterWhite/Heisenberg, facendo impazzire la folla lì presente. Poi ha premuto il pulsante che ha fatto partire un pezzo musicale, e si è lasciato andare a ritmo di musica dietro la consolle.

Qua sotto il video del suo intervento.
Anche se coi capelli lunghi e senza barba è meno pauroso, sentirgli pronunciare quelle parole fa sempre un certo effetto. 

 


La sua comparsata non credo sia tanto casuale, visto che gli Above & Beyond hanno realizzato un pezzo musicale che si chiama proprio Walter White.

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21 giugno 2015

Pretty Little Liars è LADDROGA!


Decidi di cominciare una Serie TV all'apparenza leggera, così, giusto per staccare un po' da Serie più "serie" e blasonate. Finisci col divorare le puntate delle prime stagioni, nonostante girassero a vuoto e non portassero a nulla; le vedi perché sono come una droga, e nonostante non si vada mai a capo di niente, i misteri aumentino, e la maggio parte delle cose sono insensate, continui a guardarle, quasi per inerzia, e in un attimo son passati quasi 3 anni dalla prima visione e 5, lunghissime, stagioni, e ti ritrovi a seguire la 6' in contemporanea con gli USA. 
Ecco, questo è ciò che mi è successo con Pretty Little Liars. Una droga. Quando ci sei dentro non puoi uscirne. E finisce che ti affezioni alle 4 puttanelle.. ehm.. 5.. Perché in fondo la si guarda soprattutto per divertirsi a osservare le vite incasinate di queste qua. Vi voglio bene. Kisses, -A


Lunga vita ai traduttori di Italiansubs :')




18 giugno 2015

Jurassic World secondo un amante di Jurassic Park


Jurassic Park, il primo, è stata forse la mia prima esperienza cinematografica. La videocassetta l'ho divorata, so a memoria ogni scena, ogni dettaglio, ogni battuta. Forse il film che ho visto più volte di tutti. Credo sia a causa sua che ad un certo punto della mia vita, prima alle elementari, sognavo di fare il paleontologo, e molti anni dopo, ora, il regista. Il film di Spielberg mi aveva stregato e lo fa ancora oggi. Un gioiello, un capolavoro. Era il 1993 cazzo. Guardate cos'ha creato Spielberg. Per citare Ian Malcom: "L'hai fatto. Brutto figlio di puttana". E mi piace anche il secondo, Il Mondo Perduto, sì. Ripensandoci è pieno zeppo di roba assurda e tamarrate, e forse per questo a molti non piace, ma io sono così, sono legato a quei due film. Troppo. Per ciò, prima di questo Jurassic World non ero né preoccupato né ansioso o eccitato. So che posto ricoprono i primi due capitoli nel mio cuore, quindi ero cosciente del fatto che era meglio non avere tante pretese. E infatti. 

Preso per ciò che effettivamente è, ovvero un blockbusterone di quelli potenti, Jurassic World si fa anche guardare, ovviamente con qualche riserva. Per il resto niente di che. Intrattiene, questo sì. I bambini impazziranno ok, ma poi basta. Il film nasce e muore lì in quelle due orette. Sinceramente uscito dalla sala non ero per niente eccitato, e io sono uno di quelli che si eccita e si gasa per molto meno al cinema. Ripensandoci, non ho visto nessuna scena chissà quanto epica (magari lo scontro finale tra Indominus e T-Rex o forse la fuga iniziale dell'ibrido), o frase epica, come ce n'era a bizzeffe nel primo film. In questo capitolo c'è stata un'azione forsennata dall'inizio alla fine. 15 minuti di calma e felicità e poi BOOM!, si parte con tutto il casino, senza pause, senza un attimo per rifiatare, e la suspense va a farsi benedire. Poi a me il primo film sembra molto più reale di questo qua. E cavolo, sono passati più di 20 ANNI. 20. E milioni di dollari in più. Mah. Come ho letto da qualche parte, tutto ciò che c'è dentro il film sembra fare da contorno ai dinosauri. Sì. Loro sono l'attrazione del parco e del film, tutto il resto sembra messo lì così tanto per, soprattutto i personaggi, perché i personaggi in questo film stanno proprio a zero. Un Ian Malcolm vale quanto tutti i protagonisti di Jurassic World. E i due ragazzini, porca miseria.. sarà anche stato il doppiaggio che li rendeva ancora più odiosi, ma io ho sperato fino all'ultimo venissero sbranati. Insopportabili. Per non parlare dei dialoghi da denuncia, soprattutto le battute finali tra Owen e Clire. Mamma mia. 

Vedete, ho citato il primo Jurassic Park tante, troppe volte, e lo fa pure Jurassic World, strizzando l'occhio ai veri fan della saga, quasi per fargli stare buoni e tranquilli ancora per un po'. Il paragone tra i film non va assolutamente fatto, essendo due cose diverse, ma è inevitabile, specie se il primo film lo si ama alla follia. Questo fatto gioca un ruolo fondamentale nella visione di Jurassic Wolrd.
Quindi ripeto, non è un film da buttare ma va preso per ciò che è e per quello che sono i suoi obiettivi: intrattenere, intrattenere e fare soldi. 
Ma la magia, e ripeto LA MAGIA, la poesia, la fotografia umida per il clima tropicale, i personaggi mitici, le scene epiche che non si contano, la musica, le lacrime che versavo da bambino sui titoli di coda, rendono il primo Jurassic Park una pietra miliare, un passaggio fondamentale della mia infanzia, distanze anni luce da questo Jurassic World.

Ad esempio, questa scena vale quanto tutto Jurassic World --> https://www.youtube.com/watch?v=v5Co3A3fLBo


16 aprile 2015

Ecco il teaser trailer di The Hateful Eight, il film di Quentin Tarantino


Come per il mini teaser uscito mesi fa, anche in questo nuovo teaser non si vede nulla. Ma con Tarantino è così, bastano anche solo delle scritte pazzesche coi nomi dei personaggi, una musica perfetta, e niente, mi fa già quasi piangere. The Hateful Height sta per arrivare, è ormai quasi realtà, e i brividi si fanno sentire. Dovrebbe uscire verso la fine del 2015.

Vi ricordo il cast, così per farvi venire ulteriormente la pelle d'oca: Samuel L. JacksonKurt RussellChanning TatumJennifer Jason LeighWalton GogginsDemián BichirTim RothMichael Madsen e Bruce Dern

E se ancora non vi basta, leggete la sinossi ufficiale. Porcaccia la miseria.

«Sei, otto o dodici anni dopo la guerra civile, una diligenza è costretta a fermarsi nel cuore dell’inverno del Wyoming a causa della neve. I passeggeri, il cacciatore di taglie John Ruth e la sua ‘latitante’ Daisy Domergue sono attesi nella città di Red Rock, dove Ruth, conosciuto da queste parti come “The Hangman”, porterà la donna dinanzi alla giustizia. Peccato che lungo la strada trovino due sconosciuti: il Maggiore Marquis Warren, un ex soldato di colore dell’unione diventato cacciatore di taglie, e Chris Mannix, un rinnegato del Sud che afferma di essere il nuovo sceriffo della città. A causa della bufera di neve Ruth, Domergue, Warren e Mannix dovranno fermarsi a cercare rifugio presso il negozio di Minnie Merceria. Ma quando i 4 arrivano da Minnie non verranno accolti dalla donna ma da quattro facce sconosciute. Bob, che si sta occupando del locale mentre la proprietaria fa visita a sua madre: Oswaldo Mobray, il boia di Red Rock; il cowboy Joe Gage e il generale confederato Sanford Smithers. Otto viaggiatori bloccati all’ombra di una bufera di neve si accorgono che non sarà facile arrivare a Red Rock…»






15 aprile 2015

L'ambiguo FINALE de I SOPRANO analizzato dal creatore della serie


Dio, quanto cavolo ho adorato questa serie. Immensa. Epica. Vera. Triste. E il finale? Madonna, a bocca aperta. Se non l'avete finita, o mai vista, non leggete l'articolo, e poi.. cosa aspettate ad arrivare al finale? Un amante delle serie DEVE assolutamente aver visto quest'opera d'arte. Quindi mettetevi al lavoro.


Dopo 8 anni dalla messa in onda, il finale de I SOPRANO continua a far parlare di sé.
In un'intervista molto interessante, David Chase (il creatore della serie), spiega come ha creato la tensione dell'ultimissima scena. Ma, anche questa volta, l'ambiguità resta.
Cosa sarà successo dopo quel famoso NERO? Probabilmente non lo sapremo mai, possiamo solo deciderlo noi. Ma quello che ci dice Chase a riguardo è molto bello: "Life is short. Either it ends here for Tony or some other time. But in spite of that, it's really worth it. So don't stop believing".

24 febbraio 2015

OSCAR 2015: Le foto del Vanity Fair After-Party. E vissero tutti felici e contenti.


Passare dal fare foto per feste paesane o in discoteca, a quelle per il Vanity Fair After-Party degli Oscar.
Jennifer Aniston si avvicinerebbe per vedere la foto, esclamando "no cazzo, questa eliminala, dimostro l'età che effettivamente ho", e una Jennifer Lawrence che direbbe "fammi vedere come sono uscita.. bleah, una merda! Ma chi se ne frega, tienila pure!"; un Michael Keaton che prima si comporterebbe da cazzone, scherzando per la foto, ma che poi ti fulminerebbe con uno sguardo da psicopatico sussurrandoti "eliminala o sono cazzi amari, figliolo". Bipolare. Emma Stone invece si farebbe fare una sola foto poi ti prenderebbe la fotocamera dalle mani e ti scatterebbe una decina di foto con le star vicine a te, tipo Matthew McCounaghey che farebbe "Alright alright alright, what do we got here? An italian", con Benedict Cumberbatch in modalità photobomb dietro.
Intanto, ecco alcune delle foto della serata post Oscar:


































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