3 marzo 2017

MOONLIGHT - un piccolo grande film



Moonlight è un film piccolo piccolo, semplice, ma girato col cuore e con un sentimento incredibile. Un film che è riuscito a farsi largo fra titoli molto più pompati e grandi fino a raggiungere l'Oscar come Miglior Film, cosa impensabile, quasi irraggiungibile per chi Moonlight l'ha realizzato. 

Togliendo le questioni politiche, sociali, o le questioni che stiamo vivendo in questo periodo, se dobbiamo parlare di Moonlight solo ed esclusivamente in quanto film, dobbiamo rendere atto che siamo davanti a qualcosa di meraviglioso.



Moonlight è la storia di una vita, quella di Chiron. Una vita vissuta ai margini della società come troppi bambini e ragazzi sono costretti  a vivere nel nostro mondo. È la storia di Chiron come bambino (Little), come adolescente, e come adulto (Black). È una storia di persone normali, semplici, che non hanno ancora trovato un posto nel mondo, che non sanno come trovarlo, non sanno chi sono e non hanno ancora compreso sé stessi e si lasciano trasportare e cambiare e modellare dall'ambiente che li circonda. 
Ecco, Moonlight è proprio questo. Chiron diventa un prodotto del suo ambiente, ambiente malsano, cattivo, che non ti lascia tregua se non sai come affrontarlo e che ti distrugge se non hai armi abbastanza affilate. 
La madre è una tossica che lo ama tantissimo, ma non riesce a dimostragli completamente quest'amore offuscata dalle nubi della droga. Attorno a lui i compagni lo scherniscono, lo prendono in giro, non lo fanno sentire a suo agio. Perché? Chiron non lo sa. Ce l'hanno con lui ma non capisce il motivo. Solo Kevin, un suo amico, sembra essere l'unico a cui sembra davvero importare qualcosa di lui. Chiron è un debole, introverso, insicuro, e queste caratteristiche unite all'ambiente in cui vive lo portano a non riuscire a cavarsela come tutti gli altri. I compagni lo chiamano faggot, checca, ma lui non sa neanche che vuol dire. Non sa molte cose del mondo. è solo un bambino indifeso che si trova a vivere in una situazione che non gli permette la libertà e la spensieratezza che ogni bambino dovrebbe avere. Incontra Blue, uno spacciatore dal cuore d'oro. Blue appare subito come la figura paterna che Chiron non ha. Lo porta a nuotare fra le onde del mare, lo porta a casa sua, lo fa sentire al sicuro per qualche momento lontano dalla madre, dai posti che lo logorano, dai momenti che lo fanno soffrire. Lo distrae, e gli apre la mente. Blue, da quel poco che capiamo, è sicuramente stato come Chiron; ha vissuto in un ambiente malsano, e alla fine è diventato spacciatore; ma dagli sguardi, dalle parole, dalla voce del grandissimo Ali, capiamo che Blue è pentito, non avrebbe voluto quella vita che sta vivendo, ma non ha avuto altra scelta. Per questo lui cerca di salvare almeno Chiron, di salvarlo da quell'ambente che ha trasformato pure lui.


Chiron adolescente non è cambiato di molto. L'infanzia ti segna, e l'adolescenza è ancora più difficile se sei stato male da bambino. Chiron è ancora insicuro. È alle superiori, ma attorno a lui c'è ancora la stessa cattiveria di un tempo. Blue non c'è più, e dovrà cavarsela da solo. Se nell'infanzia a farti del male ci pensano le parole dei tuoi compagni, qualche sgambetto, qualche offesa, nell'adolescenza si sale di livello, con calci, pugni, sangue, violenza. Chiron sperimenta tutto ciò sulla propria pelle, e reagisce come può: effettuando violenza. Ma quello non è Chiron. Noi sappiamo che quello non può essere lui. Anche lui lo sa. Quello che ha sferrato la sedia sulla schiena del suo compagno bullo non è lui. Cos'è successo? C'è una trasformazione, dettata dall'ambiente circostante. Chiron paga per il suo errore, gli altri no. Non ha avuto il fegato per denunciare i suoi aggressori, che l'hanno malmenato solo per il suo modo di essere, di vivere. Perché è una checca forse? Non lo sa.
Kevin è sempre la persona che gli sta più vicino, quasi l'unica persona con cui ha rapporti, a parte la madre e la compagna di Blue. Kevin però diventa qualcos'altro per Chiron. È la prima persona a cui dà un bacio, la prima a cui da una carezza, la prima che lo fa sentire vivo, lo fa esistere per un momento, lì su quella spiaggia, al chiaro di luna, dove i bambini neri sembrano blu...

Kevin è l'incontro di Chiron con l'omosessualità. Ma Chiron non sa ancora nulla di sé stesso. Quella era una scintilla esplosa nella sua vita.

Chiron adulto è il risultato degli anni precedenti. L'ambiente circostante l'ha forgiato: la violenza, il bullismo, gli anni di riformatorio lo hanno cambiato, rendendolo qualcun'altro. È diventato uno spacciatore, fa palestra, ha una fighissima macchina vecchio stile, gira con una pistola sul cruscotto. Questo è Chiron ora, forgiato dall'ambiente. 

Una notte arriva una chiamata. È Kevin. Non si vedono da anni, si son perso completamente di vista, ognuno ha preso una strada diversa e son cresciuti, cambiati.
Si incontrano, in una sequenza meravigliosa fatta di silenzi, imbarazzo, parole sussurrate, musica che ricorda un incontro, un momento. Chiron e Kevin si scrutano, ed è come se non fosse passato nemmeno un minuto dall'ultimo incontro. 
Kevin ha fatto delle brutte cose nella sua vita, ma poi ha svoltato: ha fatto un figlio, ha un lavoro stabile come cuoco, che non gli permetterà di avere chissà quanti soldi o togliersi chissà quali sfizi ma gli permette di essere tranquillo, al sicuro, senza pensieri.
Chiron invece è ancora bloccato. È qualcosa che anche lui sa di non essere. Ma l'ambiente l'ha cambiato, in questa nuova figura di sé stesso, rappresentazione, attore nella sua vita. Lui non è così. Kevin lo sa, non lo accetta, glielo dice.


La vita ci mette spesso davanti a scelte difficili, ci fa incontrare persone che ci offendono, non ci capiscono, non guardano oltre l'apparenza, che ci fanno del male, con una parola, un'offesa; e se non siamo abbastanza forti, non riusciremo mai a prevalere su tutto ciò, resteremo sempre bloccati e ci faremo forgiare dall'ambiente che ci circonda, come successo a Chiron.

L'incontro con Kevin porta Chiron sicuramente a riflettere sulla sua condizione. Kevin è memoria del passato, di momenti bui ma anche lucenti; Kevin è la vita assaporata da Chiron; è l'unico sprazzo di amore che ha potuto conoscere; è forse l'unica persona che è stata importante e che può essere importante per lui.
Non sappiamo che succederà dopo, se Chiron se ne andrà senza tornare o proverà a cambiare. Sappiamo solo che in quel momento sono assieme. In quel momento non conta più nulla. Non c'è passato che tenga. Conta solo quell'attimo di vita fra loro due. 
Quest'incontro potrà dare forza a entrambi, soprattutto a Chiron, per capire che c'è ancora tempo per cambiare e che è possibile farlo se si incontrano le persone giuste e se si riesce a sfuggire da quell'ambiente che ci fa vivere una vita che non è la nostra. 
At some point, you gotta decide for yourself who you're going to be. Can't let nobody make that decision for you.
Questo deve fare Chiron. E dopo questo incontro forse cambierà.

Moonlight non è da bollare solo come film che ha vinto per motivi politici e sociali. Non facciamo quest'errore, per favore. 
È una storia universale. Il razzismo non c'entra; l'omosessualità è trattata con pudore e poesia, lasciata sullo sfondo, patina meravigliosa di una storia struggente.
È una storia di amicizia, di vite che si intrecciano, di persone che crescono senza poter dimostrare il loro valore, senza poter neanche pensare di poter essere qualcun'altro, senza poter sognare o vedersi diversi e cambiati nel futuro, senza privilegi di alcun tipo, o alcuna possibilità di svoltare.

Metafora della vita del regista Barry Jenkins. Se non fosse capitato quel finale scioccante durante la cerimonia, nel suo discorso avrebbe detto che la vittoria del film per lui era una cosa inimmaginabile per un ragazzo come lui, cresciuto in quegli ambienti, dove non ti è permesso sognare.

Vivere la vita che vogliamo è un diritto di tutti. 

Questo è Moonlight, una piccola opera d'arte che racconta con sentimento l'amicizia, la vita, il riuscire a prevalere su ciò che ci circonda, a far prevalere noi stessi, a far alzare al cielo la nostra voce per urlare al mondo che qui ci siamo anche noi, siamo vivi e vogliamo vivere la vita che vogliamo!




1 commento:

  1. Come ben sai, il film che ho più amato e che più mi ha emozionato di questi Oscar.
    Senza dubbio un passo indietro rispetto agli inarrivabili La La Land e Arrival, ma un film davvero con un cuore enorme.

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