16 febbraio 2015

WHIPLASH - La fatica di un sogno


Titolo originale: Whiplash
Paese di produzione: USA - Anno: 2014 - Durata: 105' - Genere: Drammatico
Regia e Sceneggiatura: Damien Chazzelle 
Cast: Miles Telleer, J.K.Simmons, Melissa Benoist, Paul Reiser

Mentre pensavo a cosa scrivere, tamburellavo con le dita sul computer, senza riuscire a fermarmi. Questa è una conseguenza della visione di Whiplash. Sono ancora totalmente dentro il film, riesco a sentire le bacchette che si abbattono sui tamburi e sui piatti, la mia gamba si muove automaticamente a ritmo di musica, la mia testa si stanca per i ripetuti cambi di tempo e di velocità, ci manca solo che il sudore cominci a scorrere sulla mia pelle. Tratto distintivo di questo film è, come avrete capito da queste righe, l'immedesimazione totale col protagonista. Andrew ha un sogno: diventare uno dei migliori batteristi Jazz del mondo. Vuole riuscire ad entrare in una delle più prestigiose orchestre del conservatorio nel quale studia. L'orchestra è diretta dal severissimo direttore Fletcher. Per Andrew è durissima. Fletcher è una sorta di Sergente Maggiore Hartman della musica: sprona i suoi allievi a dare il massimo, non accetta errori, gli spreme fino a scoppiare. Il sudore e il sangue macchiano gli strumenti. 
Fuori dalla sala prove, Andrew incontra una ragazza Nicole, che lascerà in malo modo qualche tempo dopo perché sa che nella sua testa ci sarà sempre e solo la batteria. 
Voglio essere uno dei grandi. Per riuscirci avrò bisogno di molto tempo, ecco perché non possiamo stare insieme.
Per lui l'unico obiettivo è migliorarsi sempre più. Non ha tempo per altre cose che possano distrarlo. In famiglia poi, la passione di Andrew non viene vista di buon occhio; meglio giocare a football e fingere di fare carriera nelle squadre universitarie piuttosto che rischiare di diventare un fallito suonando uno strumento musicale. 
- Penso che essere il più grande musicista del 20' secolo sia la più grande idea di successo di tutti.
- Morire povero, ubriaco e pieno di eroina in corpo a 34 anni non è esattamente la mia idea di successo.
- Preferirei morire ubriaco, povero e a 34 anni, e avere persone che parlano di me a cena.

Il sangue nelle mani di Andrew, il sudore che scorre in abbondanza, sono il sintomo che la vita nell'orchestra è forse troppo dura per lui, che forse deve gettare la spugna, anche perché Fletcher continua a mettergli i bastoni fra le ruote, e un suo vecchio compagno di band minaccia la sua posizione di batterista base. Ma in Andrew qualcosa sta crescendo: è la passione che resiste, scalpita e si fa sempre più grande; è la rabbia, verso chi non lo appoggia, verso Fletcher che lo sprona in malo modo, ma sembra fregarsene di lui, sembra quasi gli piaccia vederlo soffrire. Andrew sa di poter diventare qualcuno, lui vuole dire la sua, contro tutto e tutti. Vuole sedersi su quello sgabello, prendere le bacchette e sfasciare tutto. Ma è proprio questo che Fletcher aveva in mente: far andare Andrew oltre il limite delle sue possibilità, renderlo consapevole dei suoi mezzi e di poter fare un casino bestiale. Fletcher è un duro, però è giusto. Un coglione, uno stronzo, un bastardo, forse sì, ma sa come tirar fuori il vero valore delle persone.
Non esistono in qualsiasi lingua del mondo, due parole più pericolose di “bel lavoro” !
 Ero lì per spingere le persone oltre le loro aspettative. Era quella la mia assoluta necessità.
Tutti si sforzano, tutti faticano, ma sono pochi quelli che non si fermano, che superano il loro limite: quelli possono DIRE QUALCOSA, possono aspirare ad essere qualcuno. E Fletcher è lì per questo. Andrew non molla fino alla straordinaria scena finale, in cui nel turbinio di movimenti delle bacchette, ci si perde nel suono rabbioso della batteria, nel sudore, nel sangue, fino a quello sguardo che Fletcher e Andrew si scambiano nell'unico momento di pausa prima di attaccare di nuovo: quello sguardo racchiude tutto, sembra dire "Ora sì che ci siamo, ragazzo. Tu diventerai un GRANDE". Missione compiuta. 


Un film dove lo spettatore si immedesima totalmente nel protagonista, fatica insieme a lui, si snerva con lui, soprattutto nelle parti in cui lo stesso pezzo musicale viene ripetuto più volte perché i batteristi sbagliano. Montaggio video e sonoro pauroso, soprattutto nel finale. 
Miles Teller (Andrew) è nato in una famiglia di musicisti e ha sempre suonato la batteria coi suoi amici, anche se non aveva mai preso lezioni. Per raggiungere il livello del film ha studiato 4 ore al giorno.
Che dire poi di J.K. Simmons. Perfetto. Performance brutale ma dosata, con sprazzi di umanità ma sempre col perfezionismo e il rigore in prima linea. L'Oscar per lui sarebbe meritatissimo.

Un gran film, con un ritmo (e qui si parla di musica, quindi..) perfetto dall'inizio alla fine, merito di una sceneggiatura ad orologeria e un montaggio virtuoso che ci porta dentro la sofferenza del protagonista. Fotografia in perfetto stile Jazz.

Voto: 8/10




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