Eli Roth, discepolo di Tarantino, torn alla regia con un film che farà cagare sotto moltaa gente, di sicuro non me che ormai sono abituato al sangue (quello dei film, non prendetemi per serial killer!).
Il regista di Cabin Fever (il suo esordio alla regia, che a me è veramente piaciuto) e Hostel, ha da poco presentato la sua ultima opera al Toronto Film Festival.
A raccontarci la trama è lo stesso regista: "Racconta di un gruppo di studenti attivisti della Columbia University.
E' una nuova forma di attivismo che sto vedendo in giro che mi piace
chiamare "re-attivismo", dove ragazzi non fanno altro che premere il
bottone di retweet legato a campagne come - Liberate le Pussy Riot -,
pensando sia una cosa buona, senza però conoscere molto sull'argomento.
Premono il bottone di retweet per - Occupy Wall Street - o - Kony 2012 -
come per dire - fermiamo questa cosa... - senza rendersi conto che non
stanno facendo davvero altro se non guardare video su Youtube pensando
di poter cambiare il mondo. E' una sorta di esercizio masturbatorio
pensare che possono cambiare il mondo perchè nessuno in realtà vuole che
venga compromesso il proprio stile di vita, a questa gente interessa
solo ottenere il risultato superficiale dell'ammontare di click
raggiunti con il bottone di Twitter. Nel film quindi questi ragazzi
prendono un'aereo per andare a salvare una tribù che vive nella remota
Amazzonia minacciata da un progetto edilizio. I ragazzi si incatenano,
urlano, twittano e alla fine questo progetto viene bloccato con
successo. - Ce l'abbiamo fatta! Siamo degli eroi! - E' il clima che si
respira, ma nel viaggio di ritorno a casa l'aereo ha un incidente e
precipita nella foresta, così gli studenti vengono trovati proprio dalla
tribù che stavano salvando. I selvaggi li fanno a pezzi come per dire -
Oh, cibo piovuto dal cielo! - e questi ragazzi reagiscono come per far
capire loro - siamo arrivati sin qui per salvarvi! - ma possono solo
consegnare il proprio culo agli indigeni, i quali, per quanto ne possono
sapere, li considerano solo come degli invasori."
E poi aggiunge:"È il mio ritorno alla regia, dopo un periodo di lontanza, che
comunque mi è servito moltissimo, perché ho potuto incorporare tutto
quello che ho imparato con Bastardi senza gloria, e L’ultimo esorcismo in un solo film. Ci siamo spinti nel profondo della foresta amazzonica, è stata un’esperienza incredibile. Tra
tarantole e serpenti velenosi, ho girato in un villaggio in cui non
c’erano nè acqua nè elettricità. Gli abitanti non avevano mai visto un
film prima, così abbiamo portato un generatore e un televisore per
fargli vedere il Dvd di Cannibal Holocaust. L’hanno trovato
divertentissimo! The Green Inferno non c’entra nulla con quel film, ma
ci sono diverse scene di violenza ed ero curioso di vedere come
avrebbero affrontato la cosa»."
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