La prima cosa che ho pensato una
volta finito Mockingjay pt. 2 è stata: come sarebbe stato l’ultimo capitolo
della saga se non l’avessero diviso in due, se avessero fatto un unico,
potente, forse un po’ lungo, film? Una bomba? Chissà. Il penultimo capitolo mi
era piaciuto, sì, ma lì si era sentita in molti punti un’eccessiva lentezza
dovuta al fatto di voler spalmare 400 pagine di libro in due diversi capitoli.
Molti mi avevano detto che il grosso dell’azione nel libro succede nelle ultime
40 50 pagine, e che quindi l’ultimo film sarebbe stato un susseguirsi di azione
incredibile dall’inizio alla fine, cosa che Mockingjay pt. 1, il film, aveva
fatto lo stesso pensare, dato che era apparso come un’anteprima, un ‘riscaldate
i motori’, ‘allacciate le cinture’, prima del gran finale che sarà esplosivo.
Non è stato proprio così. Mockingjay pt. 2 parte infatti con calma, col
rapporto incrinato tra Katniss e Peeta, e in tutto ciò troviamo molti dialoghi,
spesso ripetitivi, e un’azione che tarda ad arrivare. Ma questo ci può stare.
Però è proprio qui che mi faccio la domanda iniziale. Due film.. mmmah..
Era la prima volta che vedevo un film di Jennifer Lawrence doppiato, l’ho
sempre sentita in inglese, e all’inizio del film mi sentivo a disagio, con quella
voce che proprio non mi andava giù. Ma purtroppo dovevo farmene una ragione e
mi ci son dovuto abituare. E non m’importa se son ripetitivo, palloso, oppure
ovvio, ma è inutile negare che il doppiaggio toglie a Katniss tanto, troppo, di
ciò che è. Dai, con la voce originale sembra una bimbetta, viene in parte
spogliata di tutta la forza e la cazzutaggine che ha in originale.
Ma bando al doppiaggio di merda,
mi è piaciuto questo ultimo capitolo? È un sì tirato. Non mi ha né deluso ma
neanche emozionato o sconvolto più di tanto. L’ansia che avevo letto in certi
commenti non si è fatta sentire tanto, tranne che in una delle sequenze non
solo più fighe di questo capitolo ma dell’intera saga, ovvero quella della fuga
sotto le fogne, e l’arrivo degli ibridi che per qualche minuto hanno
catapultato HG nel fantasy.
Ciò che ho apprezzato degli
ultimi capitoli è stato soprattutto il sottofondo cupo, dark, assolutamente in
controtendenza coi primi due e in linea col personaggio di Katniss. Sebbene
Mockingjay pt. 2 abbia tanti difetti, primo fra tutti la dilatazione eccessiva
di certe scene ed eventi, il pregio è la tematica anche molto attuale che ci
viene presentata, come in tutta la saga. Contesto sociale, politico ed
economico; rivolte e sottomissioni; la povertà di un popolo schiavo di un
potere detenuto da pochi. Un popolo che però appare quasi cieco di fronte a ciò
che subisce, perché tenuto buono all’interno del proprio Distretto. Ma
soprattutto, tema centrale di questa saga, è la potenza dell’IMMAGINE. Quanto
conta un’immagine di questi tempi? Che sia una foto o un video che testimonia
un’atrocità vera o un qualcosa creato a tavolino per impressionare. La forza
delle immagini è presente fin dal primo film. Con lo spettacolo degli Hunger
Games, una sorta di reality show in cui i ragazzi dei Distretti si scannano in
diretta tv, davanti agli occhi di milioni di spettatori, come intrattenimento
ma soprattutto come monito per comportarsi bene verso il potere. Immagine
quindi usata per controllare le masse. Immagine che viene manipolata, in modo
da mostrare solo ciò che DEVE essere mostrato per un determinato scopo. In
Mockingjay pt. 2 nessuna delle cose dette in TV è vera, ma tutto viene
manipolato presentando immagini e riprese che non rappresentano la realtà ma
che vengono propinate al pubblico che le assimilerà come vere e si farà un’opinione
sbagliata a riguardo. La tv, il video, lo spettacolo, hanno un ruolo centrale
nella saga, dall’inizio alla fine. Ma l’immagine più potente e più ricercata è
quella di Katniss.
Lei, che comincia la sua avventura rischiando la vita per dare
spettacolo, uccidendo, pure, per sopravvivere, ma nello stesso tempo per fare
show. Lei, che si ribella, ma non per
ideali chissà quanto complicati, ma per la difesa di una vita che non riesce
ancora a vivere, per difendere una famiglia con la quale dovrebbe passare
attimi stupendi e non momenti di fame e di paura; per dare l’opportunità a
tutti i deboli di poter avere gli stessi diritti di tutti gli altri, perché
siamo tutti umani, tutti uguali. Come può vivere in un mondo dove non riesce
nemmeno a provare amore perché attorno a lei tutto è pericoloso e non c’è nessuna
certezza? Lei, che senza volerlo, ma solo seguendo ciò che sente, diventa la “ghiandaia
imitatrice”, diventa lei stessa un’ideale, di libertà, di ribellione, di voglia
di cambiare una volta per tutte. Diventa uno slogan, un’immagine lei stessa. E
viene usata, USATA per infogare le masse, perché lei proviene da un Distretto
povero, è una del popolo insomma. Usata per minacciare il potere con la sua
immagine che diventa sempre più potente. Usata dalla ribellione stessa, da una fazione
che lei pensava fosse la giusta via da seguire. Ma è qui che entra in gioco un
altro tema forte di HG: ad un certo punto buoni e cattivi si mescolano e non
capisci più quale dei due stai osservando. Scopri che i buoni alla fin fine non
son così tanto buoni. Ma soprattutto, gli innocenti saranno le vittime
principali, sacrificali. Sacrificate in nome di cosa? Del rovesciamento di un
potere corrotto per instaurarne un altro uguale? No, non ci stiamo. Quando di
mezzo c’è il potere, questo può corrompere, e tirar fuori il peggio che c’è
nell’uomo. Katniss si trova lì nel mezzo, in un certo senso tradita, si sente
USATA. Lei è pura. Ha sempre combattuto per quei valori che stanno alla base
della nostra esistenza. Del potere in sé non gliene fregava molto. Lei voleva
pace. Non si è mai vista nella veste di CAPO, non vuole incarnare nessun
ideale, ma solo la voglia dell’uomo do lottare per ciò che è e ciò che vuole
tranquillamente essere.
Per questo il finale per me ci
può stare, considerato il personaggio di Katniss. Mi sarei aspettato un finale
pirotecnico, una fine di Snow molto più pompata. Insomma, ci si aspetta un
finale epico, come ogni volta quando si assiste a saghe del genere. Invece no,
HG ribalta un altro stereotipo del genere. Dopo aver messo come protagonista
una ragazza che non è la classica eroina super bella, ma che tiene un
atteggiamento per certi versi “brusco e antipatico” per tutti i film, con un
compagno che è un tappo ed è molto più debole di lei che invece deve
proteggerlo, con un amore che viene tenuto in sottofondo senza mai scadere nel
ridicolo, con delle tematiche attuali intelligenti (certo, affrontate con un po’
di leggerezza visto il genere e il target a cui fa riferimento il film), si
conclude con una fine degna del suo personaggio principale e di ciò che è
successo nel corso dei film. Katniss, l’eroina che salva il popolo dai potenti
cattivi, si ritira vita privata. Non prende né pretende, nessun incarico
politico o militare, non occupa il palazzo di Snow, non si fa vanto di essere “the
Mockingjay”, non va a caricare la folla, non diventa schiava del potere, non
viene accecata da esso, perché non gli è mai importato nulla di esso. Ciò che
le è sempre importato, è ciò che vediamo nel finale. Pace, tranquillità, e una
vita libera. In un mondo così, imprevedibile, un rifugio ideale e sicuro è in
noi stessi.
Ultima cosa, ma non la meno
importante: Jennifer Lawrence. Potrei scrivere righe su righe ma sarebbe
superfluo e ripetitivo. Dico solo che questa saga (trasposizione
cinematografica) deve MOLTO, se non tutto, a lei. Non avendo letto i libri, non
conoscevo le emozioni dei personaggi, quindi dovevo basarmi su ciò che mi
trasmettevano gli attori. Beh, Jennifer ce l’ha fatta. Un lavoro enorme per
lei, pure in un genere di film come questi. 25 anni. Troppo ancora da
regalarci.