Ci sono quei film che lasciano il segno, si stampano con
prepotenza sulla tua pelle, scavano nel tuo animo fino in fondo e là restano,
per sempre. Into The Wild è uno di questi.
Con questi film poi, conta pure e
soprattutto il momento della tua vita in cui li guardi. Spesso sono specchio
della situazione che vivi, e ti aiutano a capire meglio le cose, o ti danno uno
slancio vitale, una speranza, un insegnamento. Ecco, Into The Wild è arrivato
in un momento cruciale della mia esistenza. Sono giovane, ho 24 anni, e c’è
ancora troppa confusione in me. Non so ancora bene cosa sono, cosa voglio e
cosa sarò. Tutto spaventa a quest’età. Sembrerebbe facile ma non lo è.
Chris McCandless però aveva le idee chiare, quando è partito per il suo lungo
viaggio in giro per l’America più estrema. Aveva un obiettivo: la ricerca della
verità. Verità di vita, verità sulla famiglia, verità sulla propria esistenza.
Un temerario, un idealista forse estremo, ma con un bisogno estremo di viverla
questa vita, cosa che prima aveva fatto solo in apparenza. Un pazzo? Molti
possono pensarla così, ma io no. Certo, lui non avrebbe mai previsto quell’epilogo,
ma ha rischiato. “Se vuoi qualcosa nella
vita, allunga la mano e prendila.”
Chris voleva la verità e l’ha trovata. Ad un enorme prezzo,
certo, ma per lui quella era l’unica strada per raggiungerla. E a me piace
vederlo come un pioniere, uno che è andato lì per scoprire qualcosa e l’ha
fatto, lasciando poi ai posteri, a noi, ai giovani, il bagaglio della sua
conoscenza. Per noi giovani questo film
è molto importante. Ci aiuta a riflettere, a dare uno sguardo più approfondito
alla nostra vita, magari a cose che non osserviamo con attenzione. Per questo,
quando sulle note di Eddie Vedder, finito il film, compare la foto del vero
Chris, con la data di morte e nascita, sono scoppiato in un pianto disperato.
Aveva
esattamente la mia età mentre guardavo il film. 24 anni e qualche mese. Esatta.
Lì, vedendo il suo volto, sorridente nonostante tutto, la mia vita mi è
crollata addosso, perché ho pensato a ciò che sono io a 24 anni e a ciò che ha
fatto lui alla mia stessa età. All’inizio ho provato un po’ di pena per lui, ma
ho subito capito quanto invece la sua avventura sia da ammirare per ciò che ci
ha lasciato. Chris è un esempio, non dico di partire come ha fatto lui nelle
terre estreme, certo che no, ma un esempio di come bisognerebbe fermarsi un
attimo a riflettere su ciò che ci circonda, sulla nostra vita, e su quello che
stiano facendo.
Entra di diritto fra i miei film preferiti. È una visione
troppo importante per me e resterà sempre indelebile il ricordo di questa
pellicola.
Dal punto di vista tecnico, poi, è perfezione assoluta. Partendo dalla regia di
Sean Penn, che ringrazio per aver narrato con così tanta maestria questa
storia, passando per le bellissime location e inquadrature, fino agli attori
coinvolti, primo fra tutti Emile Hirsch (che mi dispiace non sia stato candidato
all’Oscar). Nota a parte per le canzoni originali di Eddie Vedder. Lo adoro,
come adoro i Pearl Jam. Dopo la visione del film ho passato ogni giorno ad
ascoltare l’album delle canzoni. Meravigliose è dire poco. Perfette per la
messa in scena del film è dire niente.
Questo è per me Into The Wild. Un viaggio alla scoperta di
sé stessi. Per Chris, ma anche per noi spettatori.
Ho
letto da qualche parte che nella vita importa non già di essere forti, ma
di sentirsi forti. Di essersi misurati almeno una volta, di essersi
trovati almeno una volta nella condizione umana più antica, soli davanti
alla pietra cieca e sorda, senza altri aiuti che le proprie mani, e la
propria testa. (Christopher McCandless, citando Primo
Levi)